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  • Immagine del redattoreJoe Ferraro

LE AMBIZIONI (E I PROBLEMI) DI UNA PERSONA COME TANTE. EDUCARSI ALLA RESPONSABILITA'

Sapete, ho una zia grassa. Decisamente grassa. Lei ogni giorno si guarda allo specchio. Non si piace affatto e sta male. Sta male perché negli ultimi quarant’anni non ha perso un solo grammo e paga sulla sua pelle e sulla sua anima le conseguenze della disfatta.


Nella definizione delle cause di siffatta grassezza, mia zia è stata molto generosa, coinvolgendo persino gli alieni, le influenze astrali, la genetica e chi più ne ha più ne metta.


Sapete mia zia ha settant’anni. Negli ultimi quarant’anni mia zia – con determinato desiderio di sbarazzarsi delle cause esterne al suo disagio - ha consultato i seguenti accreditati professionisti: dietista, nutrizionista, endocrinologo, ortopedico, stylist, parrucchiere, estetista, sarto, personal trainer, business coach, life coach, medium, psicologo, consulente spirituale, cartomante.


Poi è arrivato internet anche per lei, e sul suo profilo ha messo foto che la ritraggono quand’era più giovane di vent’anni.


Nell’arco di quarant’anni, tutti questi professionisti - spesso cambiati per supposta incompetenza a risolvere il “suo” problema – hanno dispensato ricette miracolose, innovative cure, elisir di giovinezza, cure dimagranti esotiche, sessione di ginnastica da olimpiadi, attrezzi per il dimagrimento scovati nelle televendite, creme di bellezza dai nomi altisonanti, stili di vita da star hollywoodiane, intrugli magici, amuleti caccia-sfiga, quadri astrologici promettenti, ricette di cucina a basso contenuto calorico, etc.


Che dire? Sono passati quarant’anni, e mia zia è rimasta grassa. Non se lo spiega, ma non può negare l’evidenza. E per quanto si sforzi di fantasia – nella pletora di personaggi da consultare – ha dimenticato di parlare alle due persone più importanti. Il primo è il medico di famiglia che le ha testualmente detto: “signora, se vuole dimagrire deve mangiare meno e meglio. E, soprattutto, deve iniziare a muoversi.” Lei lo ha puntualmente ignorato… e d’altronde uno che ti dice tutto questo senza spolparti il portafogli, come minimo non è credibile.


L’ultima spiaggia, l’ultima persona da consultare, invece, non l’ha ancora chiamata per prendere appuntamento. Voglio dire, come si fa a prendere appuntamento con se stessi? Insomma, il SÈ è sempre lì; non lo paghi e non potrebbe darti la risposta/soluzione che stai aspettando… finché non gliela chiedi.


Sapete, mia zia è molto ricca, ma continua ad essere grassa. Questo vuol dire che ha speso soldi e tempo senza concludere nulla. E la sua felicità si è allontanata ulteriormente.


Il punto di questa storia – assolutamente vera – è che una persona che immagina che la propria felicità/benessere sia fuori da SÉ, che ci sia qualcuno pronto a donargliela (a caro prezzo) o che le apra le porte della verità dimostra soltanto una cosa: l’assenza di potere su se stesso.


Se la nostra vita/felicità dipende dalla valutazione o dalla competenza altrui di renderci felici, ciò significa che la supposta felicità se ne va via insieme alla persona che ti ha illuso di poterla avere. Questa situazione chiaramente illustra il concetto di LOCUS OF CONTROL ESTERNO. Se, infatti, il LUOGO DEL CONTROLLO della nostra vita risiede fuori di noi (o affidato ad altri) la felicità non può essere diretta da noi, ma dipende dall’influsso di altre variabili.


La felicità, quindi, non è più uno Stato dell’Essere, ma una Condizione di vita gestita da una variabile indipendente che risiede fisicamente e mentalmente fuori da noi.

Vivere con LOCUS OF CONTROL INTERNO esige massima responsabilità sulle NOSTRE azioni e decisioni.


Ritorniamo per un attimo al medico di base, il quale aveva evidenziato il meccanismo virtuoso di un corretto dimagrimento che risulta tale solo per un semplice motivo: la soluzione intrinsecamente esige un’azione e una decisione che solo mia zia può prendere: mangiare meno e muoversi. In questo contesto, se la responsabilità ritorna nelle nostre mani, anche le conseguenze sono attribuibili a noi. E la felicità ce la teniamo stretta e la viviamo senza condizioni.


Me ne rendo conto, parlare con se stessi ed essere autentici (almeno con se stessi) è la chiave per essere felici.


Mia zia, a cui avevo esposto questo concetto, mi chiese di aiutarla. La mia risposta è stata lapidaria: Arrangiati!


Non sono stato un pessimo nipote, lo so, ma se l’avessi aiutata il locus of control sarebbe rimasto esterno e le mie sarebbero state parole al vento.


Oggi mia zia ha smesso di spendere soldi inutilmente. Di dimagrire non gliene frega più nulla, e continua a mangiare tanto e si lecca persino le dita a fine pranzo. Quando lo fa si sente veramente felice. È questa è l’unica cosa conta.


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